Un’immagine assai misteriosa e, se vogliamo, anche inquietante è certamente questa, ripresa…
Il Mistero di Casina Grossa
Ci tengo far conoscere cose che un tempo avevano valore, per ricordare i tempi in cui il valore della vita era molto diverso dai giorni nostri. Oggi ci dicono di guardare in avanti, che ormai bisogna ragionare con i tempi moderni, che ormai c’è L’Euro, infatti a fine mese non ci si arriva più, almeno con la Lira si tirava avanti di gran lunga, ah già, dimenticavo, erano altri tempi. Oggi il discorso cambia; tutto quello che in poche parole hanno costruito i nostri vecchi è acqua passata. Io rimpiango i tempi passati, i luoghi, i profumi del posto, perché anche quelli cambiano, pare strano, ma é così.
Una volta io abitavo a Cascina Grossa, un piccolo borgo di Villar Perosa, mi ricordo che al mattino sentivo lo straccivendolo passare per il borgo e con voce potente urlava (stracci pelli di coniglio e ferro rotto da vendere; in Piemontese). Arrivava molto presto, era quasi la mia sveglia prima di andare a scuola, prima che il mio amico Ermanno mi passasse a chiamare. Ricordo il profumo del pane fresco provenire dalla panetteria di fronte a casa mia, ricordo mio Padre accendere il mitico Morini 3Sette per poi recarsi al lavoro, ricordo un piccolo negozio di alimentari e un ciabattaio, che ovviamente riparava e vendeva scarpe. Nei tardi pomeriggi estivi, ricordo un piccolo mezzo a motore, forse un ape, modificata per un unico scopo particolare: il gelato! Si, era il gelataio che con la sua trombetta chiamava a sé ragazzini, adulti e anziani, era quasi come un rito trovarsi tutti per gustare un fresco cono di gelato.
Ma è proprio qui che inizia una leggenda, un mistero. Perché questo gelataio si fermava al centro del borgo, in un incrocio a T, sotto un affresco, un dipinto, molto antico. C’è chi dice si tratti di una Madonna e chi di S. Antonio, con un maialino. È stato dipinto nel 1757 e l’ultimo restauro è avvenuto dopo la Seconda Guerra Mondiale per opera di un cittadino che durante il bombardamento (3 gennaio 1944) fece voto proprio alla Madonna di Cascina Grossa. Ma perché una Madonna con il maialino?
Una possibile risposta al “Perché” della Madonna ed il Maialino, narra che due giovani sposi ebbero un bimbo che tutte le notti, verso mezzanotte, iniziava a piangere disperato. Una sera il papà decise di restare sveglio, alla luce delle candele, per capire cosa capitasse al figlioletto. Verso mezzanotte iniziò a sentire grattare sul muro di casa. Il bimbo si mise a strillare e dalla finestra entrò un maiale che disse “Oh povero bimbo, ti devo strangolare”. Il papà, allora fece scappare l’animale e lo inseguì fino alla “comba” che separa Cascinette da Cascina Grossa. Il giorno dopo l’uomo andò dal prete che gli disse: “Portami tre pallottole, che te le benedico. Ma fa attenzione di sparare prima che il maiale attraversi il corso d’acqua, altrimenti le pallottole torneranno indietro e ti colpiranno.”.
La sera dopo il papà era pronto all’arrivo della bestia. A mezzanotte il bimbo iniziò a piangere e il maiale saltò dalla finestra, vide l’uomo e scappò. Il papà gli prese dietro e lo colpì, ma non lo uccise. Quando il maiale si trovò dall’altra parte della “comba” si girò e disse: “Spara ora!”. Il padre ricordando le parole del prete, rispose un secco “No!”. Il maiale lo istigò un’altra volta e lui, di nuovo urlò: “No!”.
L’indomani, a Villar Perosa, tutti sapevano che il panettiere di Inverso Pinasca era morto per la ferita di una pallottola alla spalla. Io abitavo a pochi metri da quel dipinto e vi assicuro che durante la notte, ma forse anche prima del calar del sole, dopo le ultime chiacchiere con gli amici fatte per strada, magari a caccia di Maggiolini (insetti) che volavano attorno al lampione della luce e prima o poi arrivavano al suolo… Vi assicuro e ne sono certo che nell’aria vi era qualcosa di molto strano, a Cascina Grossa.